mercoledì 29 dicembre 2010

Perchè è fondamentale sapere a chi portare aiuti

Ciao, sono Max.
Mi sento meglio e mi rendo conto quanto il mio ritorno fosse necessario. I postumi della malaria hanno portato una serie di conseguenze che vanno tenute in considerazione. Se davvero il mio viaggio deve riprendere, e non ne dubito, ho bisogno di una forza che al momento non posseggo. Il riposo mi sta facendo bene, e meglio ancora il non dovermi preoccupare di mille dettagli che assorbono la nostra attenzione, quindi energia, nei passi quotidiani nel continente che stiamo esplorando. Lasciamo per il momento la malaria nel vecchio capitolo, sperando di poterla archiviare nelle vecchie pagine del racconto. In questo riposo forzato  ho comunque modo di affrontare questo primo tratto di storia africana. Quando sono partito non sapevo in realtà cosa avrei incontrato, cercavo più un allontanamento dal nostro sistema, più che aspirare ad incontrare qualcosa di specifico. Ora tornerò per alcuni dettagli di vita che vorrei non perdere più. Sono aspetti a volte banali come la luce, i colori della natura e delle persone, la grande ricerca di contatto, la capacità di esplodere in momenti di pura gioia pur circondati da situazioni quanto meno complicate. Il cielo si definisce sopra le nostre teste e richiama con forza l’attenzione come uno spettacolo pirotecnico cui non puoi non far caso. Il Sole, enorme e veloce, nel suo svegliare il Mondo e nel suo saluto serale. Spettacoli che ti bloccano, ti ipnotizzano quasi. Hanno una forza che a me, non abituato, sembra surreale. E quando ti accorgi che è vero, ti emozioni. Semplicemente ti emozioni. E questo non è banale.
Le relazioni sono fatte di incontri quasi violenti, non fraintendere… anche e soprattutto in senso positivo. Sono impatti ad alta velocità, e le persone che incontri diventano voci, sorrisi, storie, insidie da ricollegare a quei luoghi, a quei suoni, a quei colori. Parlo di insidie perché spesso si è circondati da persone che cercano di portarti  nella propria storia, molte volte quello di cui hanno in realtà bisogno è il tuo potere economico. A volte basta loro la tua attenzione. A volte ti chiedono solo di parlare un po’ in inglese con loro, per migliorare la propria capacità d’espressione in questa lingua che studiano per i fatti loro o a scuola. Per i bambini il discorso è diverso, non riesco a non dare loro, non mi importa che sorridano sinceri o perché sanno che così ci toccano il cuore. A prescindere dalla spinta che li muove, io li aiuto e sempre sarà così. Per gli adulti devo dire che il mio approccio è cambiato nel tempo. Sono in viaggio per legare le nostre avventure/disavventure al Children Village di Nairobi, questo mi ha reso meno attento. Forse fin troppo aperto, almeno agli inizi. Poi ti accorgi che un anno in Africa se non stai attento ti può costare un capitale in soldi buttati via, estorti da gente che prova a trarre il massimo profitto dall’incontro con lo straniero. Ci sta, fa parte del gioco. Lo capisco, ma occorre anche difendersi per poter dare al progetto per cui sono partito. Ti ricordi la zona di Ngor? Il pellicano Oscar, il villaggio a cui abbiamo dedicato un po’ di riso?

Purtroppo partenza e primi sintomi della malaria non mi hanno permesso di affrontare la situazione come avrei dovuto.
Per chiarire realmente cosa sia accaduto, ricapitoliamo insieme. Perché è collegato alle considerazioni che facevo nelle righe sopra. Incontriamo Samba sulla spiaggia, ci porta a visitare il villaggio e lo fa con tanta maestria e gentilezza che lo avremmo di certo pagato per essere stato una splendida guida. Ci dice che non vuole soldi , ma che possiamo comprare del riso per il villaggio. Ci porta nel negozio, ci indica il sacco enorme di riso. Non da i soldi al negoziante, che non ci ringrazia… e questo, col senno di poi, è strano. Ma è pur vero che non capiamo quando parlano tra loro e la scena che mette in piedi è assolutamente credibile.
Il giorno dopo dovremmo uscire in barca con lui, ci dice essere una delle quattro famiglie del villaggio. Sono pescatori, ci offre di portarci per pochi franchi nell’isola di Ngor giusto davanti a noi. Noi non ci presentiamo perché impegnati in ambasciate varie. Quando torniamo lui non c’è più.
La mattina seguente mentre cammino pensieroso sulla spiaggia ( cominciavo a non sentirmi bene ), mi raggiunge e mi porta da uno dei capi religiosi del villaggio per ringraziarmi. Andiamo in casa dello stesso, mi porta alla scuola delle foto e mi fa girare nuovamente il villaggio. Alla fine mi chiede altri soldi, ma non li ho con me. E rimane un po’ imbronciato. Gli garantisco altri aiuti, ma da quel momento non riuscirò più ad incontrarlo. Anzi sulla spiaggia, il giorno prima che partissimo per Bamako mentre lo cercavo nel punto del primo incontro, mi si è presentato un giovane che a mezza voce mi ha detto di non credere a “ quel Samba”. E’ Mafia, mi dice e chiama altri più anziani seduti sulle barche dietro a noi. Gli stessi da prima mi chiedono se mi avesse fatto qualcosa di male, poi quando dico che anzi mi ha fatto conoscere il villaggio ed abbiamo donato il  riso perchè ci ha fatto apprezzare abitanti e usanze locali, sono letteralmente impazziti.  E mi hanno chiesto di andare con loro in gendarmeria a denunciarlo. Ho promesso loro che saremmo andati insieme dopo il mio ritorno dall’ennesima ambasciata. Poi tornato purtroppo la febbre e la delusione mi hanno tenuto a letto. Quindi oggi non sappiamo se il bugiardo era il primo Samba o altri del villaggio invidiosi, certo volevano denunciarlo, ma è anche vero che i soldi che lui ha preso glieli avremmo dati comunque. Ecco anche questa è l’Africa, non capire esattamente di chi ti puoi fidare. Ma in fondo, su livelli diversi da noi è così diverso? Questo episodio mi ha reso più attento, molti campano sul rubare gli aiuti che altri meriterebbero. Ed è per questo che prolificano associazioni, enti e progetti… bisogna saper scegliere e sono felice di avere come partner Amref con la sua storia, con le persone che conosco e so che non tradiranno la nostra fiducia. Andare direttamente è giusto per toccare il problema con mano, ma prima di dare aiuti occorre passare da chi ha più esperienza.

Per chiudere, un altro episodio: quasi discuto con un ragazzo che mi chiedeva soldi. Io febbre, mal di testa, e confuso dalla storia di Samba spiego che non ho avuto tempo di cambiare. Quindi di franchi non ne ho con me. Poi  sottolineo che essere così insistente non serve, anzi mi infastidisce. Chi mi conosce sa che non sono proprio sempre un tipo morbido. E gli racconto il motivo alla base del nostro anno in Africa, questo ci differenzia dagli altri turisti che possono spendere e comprare tutte quelle cose belle che ti offrono… noi non possiamo permettercelo. Beh questo ragazzo, che intanto avevo preso per mano, si è emozionato per questo gesto e perché vorremmo aiutare nel nostro piccolo una parte d’Africa… e mi ha regalato una splendida maschera. Dicendomi Ah italiani, africani d’Europa… grande cuore. Ed ha insistito come quando vogliono vendere…Altro episodio capitato a Massimo, perso il telefono in taxi…. Telefono che equivale ad un anno di vita economica, se lo è visto riportare dal tassista generoso…Siamo rimasti attoniti.. poi felicemente sorpresi. E questa è l’Africa che ha bisogno del nostro aiuto, questa è l’Africa  che non lascerò più. Questa è l'Africa da cui possiamo imparare.

Tra un anno ne sapremo certamente di più, ma se possiamo aiutare facciamolo attraverso chi sa come: abbiamo la fortuna di un partner così . Concentriamo gli aiuti e dedichiamoli ad Amref. Perché sbagliare a dare aiuti significa alimentare quel sistema corrotto che tende a mantenere inalterata la situazione di chi ha bisogno.

Volevo condividere un argomento lasciato in sospeso… a presto amici miei
In fase di restauro, ma sempre vostro Massimiliano.

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