sabato 12 marzo 2011

Caro Amico ti scrivo... così mi distraggo un po'...

Mio caro Jambo,
parto con una buona notizia... mi sento meglio e la verità è che sono stato lontano dalla forma ideale fino ad una settimana fa'... ho fatto altri esami specifici e sono in forma come un leone ... dicono. Ed è vero, comincio a risentirmi in me. Qualche problema agli occhi, continuo a vedere macchie nere che si muovono ... ma le retine sembrano resistere e comunque abbiamo i mezzi per intervenire se fosse mai necessario. Quindi ci vediamo in Etiopia o Kenya... devo verificare per il tuo visto. Ti faccio sapere quanto prima.
Ho passato il primo periodo in Italia con problemi alle orecchie, agli occhi, senza energia... e ti dico la verità: è stato meglio così. Perchè mi ha dato modo di non sentire, di non vedere... di non rientrare pienamente in questo meccanismo che trita le persone togliendo loro sane aspirazioni, possibilità di sognare un futuro almeno sereno, che in cambio di tecnologia e "benessere" regala attacchi di panico, nevrosi e dipendenze... Quando siamo partiti sapevo di voler prendere una pausa. Ora so perchè: tutto questo non ha senso. Viaggiando insieme, e recentemente leggendo la storia che ci hai mandato mi sono sempre più reso conto che qui abbiamo le possibilità per una vita straordinaria, ma non abbiamo la capacità di sceglierla... spesso è una questione di coraggio, più spesso una costrizione fatta di responsabilità e debiti, altre volte mancanza di esempi vincenti che spronino al cambiamento. Fatto sta che qui tutti si lamentano ed in pochi fanno qualcosa per cambiare, non dico il Mondo che appare irraggiungibile, ma almeno le proprie vite. E si cerca di salvare la propria posizione con mille affanni, e che inesorabilmente si sgretola in questa crisi sistemica che fingono di non vedere.
Pensa se solo fossimo davvero capaci di guardare un po'oltre, se fossimo davvero capaci di scambi reali, inteso come veri. Anche questa cecità fa' pena caro mio.
Quanto bene potremmo darci, attingendo proprio da questi luoghi in cui la vita è un processo terribile e straordianrio al contempo. Ma che sembra avere un senso almeno.  Magari dedicando un po' delle nostre risorse...???
Il problema è che attingere significa ormai conquistare, invece che imparare, respirare, osservare, gustare. Scambiare.
 Beh mi consolo pensando che nel nostro piccolo è quello che stiamo facendo, in cambio di poche risorse che infondo riusciamo a destinare a parte di questi nostri vicini, stiamo scoprendo un corso di formazione alla vita che non temo di definire straordinario. E di questo ti ringrazio Amico Mio. Ti porto il calore e l'affetto di tutte quelle persone che ci testimoniano una stima incredibile, emozionante. Il blog è seguito da tanta gente e molti ci stanno conoscendo così. Anche idealizzando e li riporto alla realtà quando posso. Immeritato diresti tu, e sono d'accordo. Ma bilancia tutti quelli che invece non capiscono e ci liquidano con battute e sarcasmo di basso profilo... ovviamente mai di persona.. ma loro non contano e non conteranno mai. Nuove persone aiutano il network e stiamo progettando eventi molto importanti, a Nairobi andremo a visitare oltre il Children Village anche Flying Doctors ed altre realtà ... sto cercando di organizzare le riprese per un cortometraggio.. ti spiegherò. Le tue foto diverranno una mostra al rientro dall'avventura, quindi non smettere mai di scattare...
Un'ultima cosa: ho conosciuto delle persone straordinarie in seno ad alcune aziende importanti... e questo mi rende felice perchè se si moltiplicano interlocutori con questo spessore umano in seno a realtà di questo livello allora davvero c'è speranza... non dico di cambiare il Mondo, ma almeno di parlare di poter cambiare il Mondo. Quella piccola porzione di Mondo in cui potremo intervenire. E come ci hai ricordato c'è chi lascia gli studi per un valore di venti Euro... Qualcosa possiamo fare.
Ti saluto Amico Mio in attesa di riprendere il cammino insieme. Ho messo queste foto, poi mi è venuta voglia di parlarti, non potendo ... ti ho scritto.
Max


da Massimo ... una storia dall'Africa ... che in fondo parla anche di noi... Terza ed ultima parte


Insieme a Jean-Pierre abbiamo fatto forse una cinquantina di chilometri in tre giorni; quasi di corsa. Lo conoscono tutti, nei piccoli villaggi che attraversiamo. Lui, però, non saluta tutti: sembra molto selettivo. MI dà un po’ fastidio. Non risponde ai bambini e non saluta quasi mai le donne. Ovviamente, mentre trotto al suo fianco, lo qualifico all’istante come un miserabile maschilista. D’altra parte, viene da una cultura di spaventosa sottomissione delle donne. Nei villaggi, gli uomini stanno sotto gli alberi a far niente e le donne fuori nel solleone a fare i lavori duri: raccolgono paglia o legna da ardere; trasportano l’acqua sulla testa in grandi recipienti; si spaccano la schiena per pestare il miglio nei mortai, stanno appresso a capre e galline. E intanto, curano e crescono i bambini. Jean-Pierre viene da questi costumi; non c’è da sorprendersi – mi dico – per il suo atteggiamento verso le donne.
Però, forse, c’è anche qualcos’altro da capire: potrebbe essere tutto un po’ più complicato. Una sera, dopo avermi chiesto se ho mogli o figli (il singolare non è contemplato) Jean-Pierre mi spiega perché non può avere una fidanzata. Non importa se s’innamori o meno: è semplicemente troppo povero per pagare alla famiglia della sposa il prezzo della dote. Qui funziona così: si individua una ragazza e si offre al padre un congruo valore per la dote. Il padre valuta l’offerta e, se la trova conveniente, acconsente al matrimonio. Qualche volta, la ragazza viene informata: non è un elemento essenziale della procedura. Tradizionalmente, una dote ragionevole consisteva in tre o quattro capre (valore: circa 30.000 cfa, o 45 euro, l’una), più una quantità di miglio equivalente alla metà del fabbisogno annuale per la famiglia della sposa, più un otre di birra di miglio chiara e uno di birra di miglio rossa. Oltre a tutto questo, la famiglia dello sposo doveva sobbarcarsi i costi per la grande festa di matrimonio, che dura due giorni: carne e birra per tutti gli invitati, che in pratica sono tutti gli abitanti di due o tre villaggetti del circondario. Un grosso impegno finanziario, per una famiglia normale.
Negli ultimi anni, poi, mi spiega Jean-Pierre, le cose sono drasticamente peggiorate. I”ricchi”, identificati nei proprietari degli alberghi o ristoranti, nei possessori di un mezzo di trasporto a motore e – odiatissimi, non so perché, da Jean-Pierre – nei padroni delle piccole mandrie di vacche che abbiamo incontrato; i ricchi, dicevo, hanno cominciato a offrire per dote delle somme folli. Fino a due o tre vacche per una moglie (l’equivalente di 3-400.000 cfa); e poi varie casse di birra ‘vera’ e diavolerie come delle piccole radio a transistor, cinesi, naturalmente. L’effetto di questa manovra inflattiva è moltiplicato dal fatto che, secondo la religione animista dei kapsiki, non c’è alcun limite al numero di mogli che si possono avere. Tutto dipende esclusivamente dall’ammontare delle doti che ci si può permettere di pagare. Risultato: per un ragazzo povero come Jean-Pierre, e per decine di altri come lui, sta diventando impossibile trovare una moglie e formare una famiglia. Quindi, se non trova un modo per guadagnare dei soldi, con l’impiego nell’esercito o qualcos’altro, Jean-Pierre rischia anche il celibato forzato.
È una disgrazia in sé e per sé. Esagerata. Ed è anche uno stigma sociale. Il punto è che ‘tutti’ sanno che sei troppo povero per sposarti; i ragazzi ricchi non ti frequentano; i padri di figlie femmine ti vedono come il fumo negli occhi; e le ragazze, mediamente, ti evitano o ridacchiano fra loro, quando passi. Si capisce che è dura. Poi uno diventa smargiasso e irritante. E non chiede niente e pretende di sapere tutto. E ha un culto ridicolo della forza fisica. E vuole andare nei marines. E ha un atteggiamento maschilista. E mi fa così tanta pena.

domenica 6 marzo 2011

da Massimo... seconda parte una Storia per raccontare un po' d'Africa.






Seconda parte... una storia per raccontare un po' d'Africa.

Jean-Pierre è probabilmente l’unico della sua famiglia che ha studiato – ha fatto le elementari e qualche anno di medie – parla francese e un po’ d’inglese. A undici anni andava a piedi da Rhumsiki al paese vicino per frequentare la scuola; tre ore di cammino all’andata, con partenza alle quattro e mezza ogni mattina, altrettante al ritorno. Ha smesso di studiare perché la scuola costava troppo: 12.500 cfa l’anno per l’iscrizione: un po’ meno di venti euro.
Rhumsiki è il villaggio più grande della zona e accoglie abbastanza turisti. Per questo ha un’economia più sviluppata degli altri villaggi. E poi ci sono l’energia elettrica, l’acqua corrente – almeno negli alberghi – e la copertura telefonica. Jean-Pierre ha lavorato tre anni in uno degli alberghetti del paese: senza coscienza né alcuna ironia, lo hanno chiamato ‘Petit Paris’. Si trovava bene, faceva un po’ di tutto: lui dice che era diventato il gestore e che l’albergo andava a gonfie vele. Poi, un compaesano ha ‘comprato’ il suo posto di lavoro; ha dato dei soldi al padrone dell’albergo e ha preso il posto di Jean-Pierre, che è stato licenziato da un giorno all’altro. Adesso – dice con soddisfazione – il ‘Petit Paris’ va malissimo, i turisti non ci vanno più; la moglie del padrone gli ha chiesto di tornare, ma lui – naturalmente! – non ci pensa nemmeno.
Ho chiesto a Jean-Pierre se vuole continuare a fare la guida. Mi ha risposto che non è un mestiere con cui campare; forse, quando sarà vecchio: ma adesso lui ha bisogno d’altro. Dice che tutti i posti di lavoro, qui nel nord del Camerun, si comprano. Se non hai i soldi non puoi nemmeno cominciare a lavorare: non ti resta altro da fare che coltivare la terra per sfamarti. E’ quello che Jean-Pierre non vuole rassegnarsi a fare. La sua idea, per evitare la sorte che non vuole accettare, è di entrare nell’esercito. Gli servono 50.000 cfa per provare a entrare nel ‘BIR’ – una specie di corpo speciale di intervento rapido: i marines del Camerun, a quanto capisco.
Ha già provato una volta: ha pagato la cifra e ha fatto un anno di addestramento durissimo. Quaranta chilometri di marcia con un sacco da cinquanta chili in spalla. Oppure: venticinque chilometri di corsa con venticinque chili in spalla. È una specie di gara a eliminazione: chi arriva fra gli ultimi viene escluso dal corso e va a casa. Mi ha raccontato di ragazzi morti d’infarto durante le prove. Jean-Pierre ha finito l’addestramento, ma non è stato preso lo stesso; alla fine, tra i superstiti, c’è un’estrazione a sorte: il suo nome non è uscito. Lo racconta senza rabbia né senso d’ingiustizia; è una cosa che è successa. Ha deciso di riprovare; risparmia per mettere insieme i 50.000 cfa che gli servono; poi farà un altro anno di addestramento. Dice che è l’ultimo tentativo; se fallirà un’altra volta, si rassegnerà a fare il contadino, come il resto della sua famiglia. “Coltivare miglio e arachidi per sfamarsi; così per tutta la vita, fin quando muori”.
Ho provato a chiedere se non ci sono delle alternative meno folli. Perché non provare ad andare in città – Maroua è a tre ore di autobus – per trovare un lavoro? Risponde che le industrie non ci sono; commercianti e artigiani impiegano solo i propri figli, oppure offrono salari da schiavo; per ottenere un posto pubblico, di qualunque genere, si devono pagare cifre assurde. Il ‘posto’ nei marines è il meno caro di tutti. Questa assenza delle industrie, non solo in Camerun, ma in tutta l’Africa occidentale sotto il Marocco, per quel che ho visto, è evidentissima. Non ci sono le fabbriche. A parte qualche raffineria e qualche centrale elettrica, non ci sono quasi edifici industriali. Mi ricordo una fabbrica di birra, una di mangimi, una segheria; poco altro. Ci sono dappertutto i magazzini, però, per tutta una quantità di merci disparate, che riempiono gli onnipresenti mercati settimanali e i giganteschi mercati fissi delle capitali: vestiti e scarpe, attrezzi e materiale elettrico, secchi di plastica e pentole di latta, telefoni cellulari e accendini, cianfrusaglie di ogni genere. Sono, soprattutto, cose di qualità scarsa e prezzo bassissimo, d’accordo: però si vendono, hanno un mercato.
Il problema, infatti, non è l’assenza di un mercato per la produzione industriale. Gli africani sono poverissimi, ma consumano anche loro. Il problema è che tutto quello che si vende e si consuma qui è fabbricato altrove. Si trova ancora, nei mercati, un sacco di schifezze prodotte in Francia o più in generale in Europa; perfino qualcosa che viene dall’Italia – ho trovato delle sconosciutissime marche italiane di pasta, d’olio d’oliva, di crema di nocciole e di vermuth(!), non chiedetemi cosa ci sia dentro. Ma il grosso, ovviamente, viene dalla Cina. I magazzini dei commercianti cinesi all’ingrosso sono in tutte le piazze delle città africane. La merce arriva con i grandi cargo che scaricano nei porti sul golfo di Guinea e viene trasportata dai camion in tutto il continente; nel mercato più povero del villaggio più sperduto, troverete ancora ciabatte, mastelli di plastica, batterie e magliette (taroccate, di tutte le grandi squadre di calcio europee) prodotte in Cina. Compreso il trasporto via mare, il costo del prodotto è così basso che impedisce il sorgere di un’industria locale.
È la solita storia del neo-colonialismo: non dovrebbe sorprendermi, però, vista da vicino, fa male. E passa un po’ di carta vetrata sulla faccia delle mie solide convinzioni a favore del mercato. Con la panzana del ‘libero commercio’ e con le relative politiche, imposte da Banca Mondiale e WTO, l’Africa non potrà mai sviluppare la propria industria ed è condannata a restare un mercato, povero ma non irrilevante, per le merci di bassa gamma dei Paesi industriali di turno. Sono solo cambiati i beneficiari. Per secoli gli inglesi hanno invaso d’immondizia il loro impero, distruggendo – soprattutto in India – le industrie locali; poi hanno cominciato a fare lo stesso le altre potenze coloniali europee; dopo sono venuti gli Stati Uniti e il Giappone. Adesso tocca ai cinesi. Tutti quanti, senza alcuna eccezione storica o geografica, protezionisti a favore della propria industria (non parliamo dell’agricoltura, perché c’è da vergognarsi) e “free-trade” per massacrare i mercati dei paesi poveri.
Intanto, senza i posti di lavoro che l’industria garantirebbe, gli africani che abbandonano le campagne in cerca di una vita meno indecente non possono che ammassarsi nelle periferie delle città: a fare niente. E infatti li si vede a decine di migliaia a Dakar come a Bamako, ad Accra come a Yaoundé. A far niente, o meglio intermittentemente impegnati nel disbrigo di commerci improbabili o ‘servizi’ demenziali: tutti provano a vendere qualche merce o servizio a tutti gli altri, in un’economia asfittica che non prevede la produzione e non potrà conoscere sviluppo. Intanto, i pochi grandi lavori, le infrastrutture, i progetti di sviluppo – quel po’ dei soldi degli ‘aiuti’ che non se ne va in pura e semplice corruzione, o per mantenere i funzionari occidentali che scorrazzano dappertutto (ma cosa fanno?) sulle loro lustre Toyota – li realizzano le grandi imprese straniere. Occidentali o, soprattutto, le onnipresenti cinesi. Con i loro tecnici. I cinesi si portano anche gli operai. Anche da qui, lavoro per gli africani non ne verrà. Non è solo una tragedia per la mancanza di reddito; è una tragedia anche per la mancanza di occasioni di disciplina, di fatica e di sofferenza comuni. Questa gente non può sviluppare alcuna coscienza di classe, alcuna dignità collettiva, alcuna etica del lavoro. Non è l’etica protestante che ha consentito lo sviluppo dello spirito del capitalismo: è la ferocia amorale dello spirito del capitalismo ad aver creato l’etica protestante. Qui, al caldo, è più facile ricordarsene. TO BE CONTINUED....

venerdì 4 marzo 2011

da Massimo... una storia per raccontare un po' d'Africa...




Rhumsiki

Jean-Pierre accompagna i turisti che vogliono camminare sui monti Kapsiki, al confine fra Camerun e Nigeria. Siamo nell’estremo nord del Camerun, lontanissimi dall’oceano. Più che di monti, si tratta di un altopiano sui mille metri, attraversato da alcuni valloni profondi, scavati dai fiumi che scorrono nella stagione delle piogge, e punteggiato da scogli di basalto che sbucano dal terreno e si alzano per cento o centocinquanta metri, dominando la pianura. Villaggi piccolissimi, sparsi nel piano a casaccio; cinque o dieci famiglie, ciascuna con il proprio recinto di pietra o mattoni di fango che racchiude capanne, magazzino-granaio e riparo per le capre, i maiali o gli asini. Ogni recinto è un po’ distante dagli altri; non ci sono vie, né piazze: non ci sono spazi pubblici, salvo il pozzo. In fondo al piccolo avvallamento attorno al quale il villaggio cresce, infatti, c’è un pozzo, talvolta con una pompa per sollevare l’acqua. È qui che le donne e le ragazze si trovano la mattina presto. Prendono l’acqua per la giornata.
Qui piove da maggio a ottobre, con le precipitazioni più forti in agosto. Da dicembre a marzo soffia l’harmattan dal Sahara che asciuga tutto in un continuo turbinio di polvere. È la fine di febbraio e tutto è tremendamente arido, i torrenti sono in secca, i campi rinsecchiti o bruciati, molti alberi hanno perso le foglie. Vacche e capre vagano nella calura tra baobab, acacie e tamarindi per trovare un po’ d’erba, ma mangiano soprattutto la paglia e le stoppie rimaste nei campi abbandonati. Da maggio ricomincerà la coltivazione: soprattutto miglio, arachidi, piselli e fagiolini. Non cresce altro; nemmeno le cipolle, che sono coltivate nella piana di Maroua e qui costano dieci volte più che in città.
Jean-Pierre ha ventun anni e lavora con Nicolas, il tizio che mi ha avvicinato mentre ancora scendevo dal piccolo autobus che mi ha portato a Maroua. Nicolas trova i turisti, vende loro un programma di viaggio, contatta gli autisti e le guide locali per chi vuole fare trekking; un agente di viaggio, insomma. Probabilmente guadagna abbastanza bene. Jean-Pierre, invece, sta qui a Rhumsiki, dov’è nato. Incontra i turisti all’hotel, dove Nicolas li manda e li porta in giro. Dice di avere anche dei clienti propri e di aiutare Nicolas “solo perché è un amico”, ma non credo che sia vero. Fa il gradasso. Vuol far credere più cose di quelle che sono alla sua portata. È troppo giovane per farmi arrabbiare, ma risulta irritante. Non ha nessuna idea di cosa voglia dire fare trekking con dei turisti. Cammina fortissimo, sia in pianura sia in salita; per le soste, non fa alcuna differenza fra posti belli o panoramici e schifezze; non sa dare nessuna indicazione sui tempi di percorrenza delle varie tappe; dice che si occuperà del cibo, ma per pranzo c’è solo una scatola di sardine, per cena quattro etti di pasta (o riso) con un sugo di pomodoro e per colazione del pane in cassetta, raffermo, con del tè.
Non me la prendo perché capisco presto che per lui, questo, significa mangiare tanto. E poi Jean-Pierre cerca di darsi da fare. Il suo sugo per la pasta o il riso (la seconda sera riesce anche a rimediare, non so dove, quattro bocconi di carne da spezzatino) è molto buono. Mi dice anche che non ha mai incontrato un turista che cammini veloce quanto me e che ci sono persone che ci mettono più del doppio a fare lo stesso percorso: questo lo rende molto più simpatico…
 Jean-Pierre ha un fisico bestiale (soprattutto per essere uno che, sostanzialmente, non mangia mai) ed è molto povero. Anche per gli standard di Rhumsiki, voglio dire. Molto povero, ma non poverissimo: ha un cellulare e parla qualcos’altro che la lingua kapsiki. I contadini e le contadine che incontriamo nei villaggi sono ancora, immensamente, più poveri: sono malnutriti, magrissimi con le pance gonfie, specialmente i bambini. La mortalità infantile è, ufficialmente, al 20% entro i cinque anni: a occhio, il dato suona sottostimato. Jean-Pierre è il terzo di sette figli (sei fratelli e una sorella); suo padre fa l’agricoltore, sua madre è morta una dozzina d’anni fa, per un ‘male al ventre’, dice. È stata operata, dopo la morte, dal fabbro del villaggio, che come al solito fa anche il chirurgo-dentista. Una specie di autopsia. Se non si fa così – mi spiega – il male può colpire altri membri della famiglia. Annuisco. Jean-Pierre è sorpreso che io non conosca cose tanto semplici Dopo che la moglie è morta, il padre ha dovuto vendere tutte le capre che aveva per sfamare i figli: così sono diventati poverissimi. .... TO BE CONTINUED

martedì 22 febbraio 2011

Grazie!

Un grazie di cuore a Fabio, Felicita, Mina e Patrizia. Il vostro contributo sarà sommato a quello derivanti da altre donazioni e dai laboratori che organizzeremo per il Carnevale.
In tanti , possiamo fare TANTO!
Io sto meglio, raggiungerò Massimo in Etiopia, e ricominceremo l'avventura.
Grazie per i messaggi di stima ed affetto, possono più di qualsiasi ricostituente.
Vi abbraccio
Max

lunedì 14 febbraio 2011

Massimo è arrivato a Limbe sulla costa del Camerun

Dopo giorni interi di bushcamp... significa tendenzialmente fermarsi lontano da ogni posto abitato, Massimo mi ha mandato finalmente messaggio. In sintesi tutto bene, esperienza forte nella jungla vera, aspetto contatto telefonico per saperne e dirvi di più. Io continuo con degli estenuanti alti e bassi, oggi ho provato la pressione ed avevo 90 di massima... comincio ad essere un po' stufo, scriverò presto tutto quello che sto imparando sulla malaria. Così da essere almeno utile a chi si appresta a partire per luoghi in cui vive il parassita. Mi accorgo che qui non la si conosce e questo può essere un problema, che io sto sperimentando direttamente.
Messaggio che spero di non dover ripetere: NON SONO CONTAGIOSO! Se non di una sana voglia di vivere la Vita con Passione, ma questo non è male da diffondere!
Vi saluto aspettando news dall'Africa.

Max

domenica 13 febbraio 2011

Nuove interviste sul Ritorno all'Essenza

Ciao
stiamo preparando nuove interviste, ci vuoi dire la tua idea di "ritorno all'essenza"? Vorremo che il blog fosse fatto di più volti, non solo i nostri ...Più volti appariranno, più intelligenze parteciperanno, più creatività si uniranno e più il network prenderà la forma per cui è stato pensato.
Dai unisciti a Noi!
Max

Il truck continua nella Jungla... seguite dal gps...

Ciao seguite Massimo ed il truck in tempo reale grazie al satelitte che sta tracciando tutto il nostro viaggio.
Camion ed Amico sono sulla strada numero 6, ieri si sono fermati a poche miglia da un centro abitato ed io che conosco come funziona quel viaggio, non so se è perchè i centri abitati siano pericolosi, o semplicemente per risparmiare su posti tenda , doccia etc. L'organizzazione con la quale siamo ( quella del truck per intenderci ) tende a trascurare un po' troppo le necessità di chi partecipa al viaggio, per risparmiare su tutto... questo è giusto cominciare a dirlo. Anche perchè come immaginate lo abbiamo detto più volte direttamente a loro. E mi chiedo anche in che condizioni sia il truck, quando ho sentito Massimo giorni fa'mi raccontava di un camion già allo sbando strutturale...
Grazie al cielo l'Africa nella sua bellezza, la sfida che viviamo ed il progetto che stiamo aiutando ,questa volta si con una signora organizzazione Amref, ci hanno fatto e ci faranno superare tutto ed annotarlo come esperienza importante. Vedete oggi parlo di pancia perchè un conto è stare almeno in due quella situazione e provare a gestirla, un conto è vedere da qui gli spostamenti in una zona pericolosa... e chiedersi se tutto stia filando per il verso giusto... Con l'Africa non si scherza, non la si deve sottovalutare mai. E' quando la prendi sotto gamba che ti fai male...Comunque se il satellitare traccia, e non chiede soccorsi vuol dire che tutto procede.... Aspettiamo news da Massimo.
So che altri stanno prendendo spunto dal progetto e sviluppando qualcosa di simile, bravi .. per una volta siamo felici di fare da esempio, anche se alzando la testa un pochino e guardandovi intorno vedreste che possiamo essere semplicemente un'unica grande squadra.
Detto questo, si stanno aggiungendo persone importanti che rappresentano le realtà aziendali più importanti, presto vi comunicheremo gli eventi dedicati che stiamo per produrre. Con queste realtà che decidono di aiutare il Children Village saranno eventi decisamente speciali. Ai più alti livelli. Grazie a chi ci ha dedicato il venerdì sera, io e Ioana di Amref abbiamo partecipato a questa cena, tra persone ( c'erano altri due splendidi nuovi amici) che hanno condiviso... passione, storie, sensibilità ... e progetti. Vedrete ,da qui a poco, cosa saremo in grado di fare. E già di per se mi godo il successo principale, quello di avere la possibilità  di incontrare nuove persone  di cui discutere, con cui condividere altro rispetto ai soliti temi quotidiani.Nell'incontro si cresce, e se questi sono i presupposti allora diventeremo grandi..I nomi non li faccio perchè in questa fase sarebbe come mettere pressione, ma chiederò a loro direttamente. Grazie anche a te che stai leggendo ora. Ricorda che il blog è anche per dare visibilità ad eventi, professionisti, artisti che hanno davvero qualcosa da trasmetter, che sia in linea con il "ritorno all'essenza"...
A presto Max

mercoledì 9 febbraio 2011

Massimo attraversa la Jungla, Max deve rinunciare al deserto... almeno per il momento



il Viaggio continua...


Ciao a tutti,

Con Massimo nella Jungla per un po'...

 e Max fermo ai box.. qui con Kate Varrey responsabile creativa video e gioco in dvd che uscirà in Aprile....

Max conosce per la prima volta Viga No
grande prezioso acquisto del network...


Massimo dopo aver passato qualche tempo in Nigeria si appresta ad affrontare la jungla con il truck, destinazione Camerun... le altre strade sono complicate da disordini locali. Speriamo bene, attendiamo fiduciosi notizie ed immagini. Max oggi sembrava un animale in gabbia, senza voler nulla togliere al nostro esploratore fermo ai box, era veramente intrattabile... ma chi lo conosce sa come è fatto ed è così, diciamo un po' ruvido. E se così non fosse infondo ci piacerebbe meno... "Dai devi avere solo pazienza e riposare davvero, poi non è che ci dispiaccia averti qui con Noi sai?".
Probabilmente andrà in Kenya direttamente e si incontreranno strada facendo. Il progetto è fare un reportage accurato della situazione in Nairobi, visitando il Children Village e quindi il paese tutto...da li spostarsi nei paesi limitrofi... ma i piani ce li racconteranno loro direttamente.
Intanto Max in versione Wolferin ( il fatto che sia qui ammettiamo ci facilita) sta velocizzando una serie di contatti che faranno fare un salto di livello al nostro network, che ricordiamo è fatto si per aiutare il Children in Need di Amref, ma altresì per sviluppare attività che abbiano valore qui per chi le vive.
Ricordiamo che partecipano i migliori esperti di formazione esperienziale, si stanno aggiungendo artisti, esperti di comunicazione, società di eventi, imprenditori, professionisti... insomma presto ne vedremo, anzi vivremo delle belle.
Cogliamo l'occasione per salutare e ringraziare gli amici dello Studio Monti di Viale Premuda 7 a Milano, perchè ci hanno dimostrato con i fatti che sono le persone a qualificare il lavoro che svolgono. Avvocati che non dimenticano la propia umanità e che trovano il tempo per dedicarsi alla nostra causa... beh grazie e benvenuti nel Backtobasics. Testuali parole di Max. Al momento abbiamo bisogno dell'apporto umano che ci state dando, ma se avessimo bisogno anche solo di consulenza a voi faremmo riferimento. Ne conoscete altri di professionisti seri ed aperti al Mondo? Segnalateci e segnaleremo... questo è il senso di questo blog. Oltre a fungere da diario di viaggio...
Per ora è tutto con parte della redazione falcidiata da influenze varie Vi salutiamo.
Ai nostri due viaggiatori, con motivazioni diverse ,ma comunque con stima totale ed affetto, ad entrambi diciamo: FORZA RAGAZZI  siamo con VOI!

Back to basics... Max indovina chi sono!?....

martedì 1 febbraio 2011

In attesa del calendario degli eventi Back to basics ... primi ringraziamenti

A breve saremo in grado di comunicare gli eventi che abbiamo pensato per Voi, ricordiamo che tutto il ricavato sarà dedicato al Children Village di Nairobi di Amref. Sono eventi che hanno un doppio scopo: di aiutare il Children Village ed affascinare il partecipante. Attraverso esperienze interessanti, divertenti che portino a riscoprire quanto attività creative sappiano trasmetterci, quanto ancora abbiamo da scoprire di Noi. Non solo in termini di emozioni, anche in termini di informazioni utili su ciò che siamo, le risorse nascoste di cui disponiamo, la capacità di adattarci che possiamo sviluppare, i limiti che possimao superare... Sono attività per lo più legate alla creatività, che è ascolto ed organizzazione nuova di elementi, risorse ed informazioni che nuove non sono... ma che organizzate in un nuovo modo portano a nuovi risultati. Nella vita mi occupo di formazione esperienziale e da quindici anni lavoro per le grandi organizzazioni, per i manager e collaboratori... oltre settantacinquemila hanno calcolato... bene vorremmo regalare degli estratti di queste esperienze per le persone che hanno voglia di conoscere e conoscersi. Noi lo facciamo in cambio di un vostro contributo al Children Village... così una bella esperienza può portare un cambiamento importante a chi ha meno risorse materiali.
Volete presentarvi come trainers? Avete delle attività che volete condividere? Vi va di farlo gratuitamente? Contattateci e studieremo insieme cosa e come fare...

Presto il calendario con la descrizione delle attività.
Lasciatemi ringraziare alcune società che già si sono mosse con Noi, non ho chiesto loro il permesso di pubblicare i loro nomi..Non mi hanno chiesto nulla in cambio! Spero venga preso semplicemente come il ringraziamento di un amico ( a volte le procedure interne sono lunghe e difficili ) ... ad amici.
grazie Cleis Spa, Grazie Riesco - Ismo, grazie Zonauno. Un altro ringraziamento ,per le bellissime interviste prima della partenza, a Punto Radio attraverso la magia dell'Amico Danny Virgillo, un personaggio che un giorno vi presenterò come merita... anzi magari lo faremo insieme!

da Massimiliano Palmetti
"Non bisogna aspettare che passi il Temporale, quello che occorre....
.... é imparare a ballare sotto la pioggia!"



giovedì 27 gennaio 2011

da Federico Faggioni un amico vero, un artista vero... backtobasics nell'animo.

Mi piacerebbe che questo blog fosse la vetrina per persone, eventi, situazioni Backtobasics, cioè che abbiano a che fare con il ritorno all'Essenza, ... la condivisione della visibilità può portare a scoprire cose belle... nuove... quindi scriveteci, segnalateci personaggi, attività... non importa che non facciano parte del network, lo faranno se avranno voglia... ma diamo noi il buon esempio! Questo ci permette, tra l'altro, di avere sempre notize nuove anche quando dall'Africa non riusciamo a comunicare. e credetemi a volte è proprio impossibile. Comincio io con un amico, segnalateci i Vostri :

Vabè dovrei chiamarlo Dj Fede... ma non uso titoli tra amici. Anche perchè lo conosco come attore, acrobata, canatante, trainer... e  gli riesce bene tutto ciò in cui si cimenta. Davvero.
Grazie anche a  Federico Faggioni  ho cominciato a pensare al Back2basics, lui ha fatto scelte importanti e coraggiose. Ha cambiato regione, città, status ( ora è sposato con la splendida Sole)... quando dobbiamo fare qualche corso ( è uno dei pilastri del nostro team ) magari ci mette un po' di più a raggiungerci... suonare e lavorare a Milano gli è un po' più scomodo..ma ha deciso per una vita con meno comodità, più natura, altri ritmi. Più veri. Uno degli ispiratori del progetto, per me un amico fraterno... che sia la nostra colonna sonora no???
Accedete al link, cliccate  play e guardate le foto ascoltando la musica... cambia decisamente energia. Si intuisce meglio l'esperienza africana... per chi non vi è mai stato ovviamente...

Bravo Fede, Grazie Fede. e aspetto altre segnalazioni...

Massimiliano ... qui sotto il link... ascoltateci!
http://soundcloud.com/dj-federico-f/afrotripset-part1

mercoledì 26 gennaio 2011

My last bush-camp in Milan.. Massimiliano.. the last part is for Tia& Juan. Ed un grazie a chi semplicemente ci dedica del tempo.

Arrivando a ogni nuova città
 il viaggiatore ritrova un suo passato che non sapeva più d’avere:
l’estraneità di ciò che non sei più
o non possiedi più
t’aspetta al varco nei luoghi estranei e non posseduti.

Italo Calvino, da “Le città invisibili”

Ciao sono Max,
oggi ho deciso di affrettare i tempi di ritorno in Africa perchè altrimenti diventa difficile psicologicamente: vivo sospeso tra non voler lasciare mentalmente il viaggio e la mia società che mi richiama ai codici comportamentali che mi riconosce.. Tra la persona che sto scoprendo in viaggio e quello che sono sempre stato. Poi più passa il tempo e più mi spavento della reazione della gente quando sanno cosa ho avuto... li è tutto molto più  facile, anche se in un contesto più complicato. Un paradosso solo apparente.
Ho capito tornando che molte persone stanno costruendo questo progetto, alcuni cari amici ed alcuni estranei ( al momento )che grazie ad un passa parola hanno investito del tempo per verificare come e se possibile dare una mano al progetto. Questo sta portando attenzione al Children Village ed è la cosa fondamentale. Ma lasciate che ringrazi chi pur non conoscendomi dedica la propria attenzione a Noi. In altri tempi avrei aspettato di ottenere un risultato concreto, oggi mi rendo conto che è già questo un risultato concreto e straordinario. Questo era il senso del network e qui c'è chi in anonimato chi si spende veramente per aiutare a costruire qualcosa di bello che sappia di buono.
Grazie prima di partire conto di potervelo dire di persona!
E grazie a coloro i quali mi hanno prestato casa. da quando sono arrivato ho cambiato 4 appartamenti perchè la mia è affittata per un altro anno... se mi metto in gioco lo faccio davvero e non credevo di dover tornare. Grazie ad Ercole e Mina, grazie a Carol ed Ombretta ed Alessandro, grazie a Karim... ed ovviamente a mia madre.. pensate abbiamo passato tre giorni nella stessa casa e non accadeva da circa 20 anni... strano ma bello.. anche questo è backtobasics..
Ora metto alcune foto per Juan e Tia con cui scherzavamo sui bushcamp, i posti dove eravamo e saremo costretti a fare campo ... direi che qui a Milano mi è andata di lusso..Al ritorno non li ritroverò perchè sono tornati in America ed in fondo mi mancheranno.
Tia and Juan unluckly I will not find you at my back to Africa, I am sure we will find again somewhere in others times... I will miss you and thank you for sharing those steps of life... amazing... good,good... look my bushcamp here... not so bad isn't?







Take care my friends!

domenica 23 gennaio 2011

.Tombouctou.... da Massimo

Posto le foto, le ho prese dalla tua pagina di facebook... non credo occorrano commenti. L'altra sera ho visto tardi la chiamata, mi addormento spesso... forse è una forma di letargo.. sai noi animali!!!








Chiederò aiuto tramite il blog ed il network per verificare chi ha contatti sicuri nei diversi paesi che vogliamo attraversare, così ci sganciamo definitivamente dal truck. Credo che chiedere aiuto ci serva perchè altrimenti diventa impraticabile in termini economici, poi in fondo è la ratio stessa del network. Vediamo, domani faccio un elenco dei paesi e poi  ci comportiamo di conseguenza... Ti abbraccio Max

Delta del Niger ... da Massimo

Mio caro Jambo, venerdìì mi hanno fatto tutti gli esami ed almeno adesso ho un quadro clinico decisamente più chiaro, pubblico oggi le tue foto ... bellissime anche perchè riesco a sentirne i suoni, gli odori, le temperature. Oggi è il primo giorno in cui mi sento meglio, so che sono sulla strada del recupero e presto ti raggiungerò, credo che il Camerun sia perfetto. Ho fatto alcuni incontri con persone speciali che ci vogliono  dare una mano per il Children Village, sai da qui è più facile avere visione di quello che si sta organizzando intorno alla buona volontà ed all'entusiasmo delle persone...arriveremo fino in Inghilterra, e solo il fatto che si prendano del tempo per capire come aiutare il BACKTOBASICS sia un privilegio.. se si potessero fotografare le buone intenzioni di chi sto incontrando, probabilmente avrebbero l'intensità delle immagini che ci mandi. Certo manca il tuo modello preferito...hihhihi ... ma adesso è in fase di  rientro. Ti stringo forte Amico Mio, goditi la strada ed abbi cura di te... per le fesserie aspetta che rientri io che altrimenti me la prendo!
 Tuo compagno di viaggio
  Max